GUIDA PRATICA ALLA MARE-TERAPIA
OBIETTIVO: inquadrare un problema e le possibili soluzioni.
CHI: tutti coloro che amano il mare.
QUANDO: in un momento in cui la confusione mentale regna sovrana e crea un blocco nel pensare e nel fare. Sarebbe importante non programmare la mare-terapia, ma decidere di farla e attuarla, ovviamente nei limiti di disponibilità di tempo di ognuno.
CON CHI: possibilmente da soli. Se in compagnia, solo con una persona con la quale si ha una forte sinergia e comunque non implicata nel momento di vita che si sta vivendo. In ogni caso, non bisognerebbe avere nessun colloquio durante l'esercizio della mare-terapia. Quindi, se si è in due, ognuno dovrebbe farla in piena autonomia.
DOVE: in un posto che sia sempre uguale, familiare e, soprattutto, non frequentato.
PERIODO IDEALE: tutti i periodi in cui le spiagge siano deserte quindi, sostanzialmente, durante tutte le stagioni tranne l'estate.
DURATA: se non vi sono vincoli di tempo, togliere l'orologio dal polso. Non prefissarsi nè un tempo minimo nè un tempo massimo. Evitare, quindi, di svolgere mare-terapia se si hanno impegni impellenti. La durata può variare di volta in volta e da persona in persona. Essa cambia anche in base al problema e alla frequenza con cui si pratica.
MODALITÀ: spegnere il cellulare e, possibilmente, non portarlo con sè in modo da evitare tentazioni nell'accenderlo o nel fare foto al bel paesaggio che si ha dinanzi. Incamminarsi sulla spiaggia fino ad avvicinarsi al mare. Si può decidere se passeggiare o se fermarsi in un punto. Ascoltare il rumore delle onde e perdersi in quel rumore liberando la mente dai pensieri. Nella fase iniziale, quindi, l'unico pensiero deve essere il ripetersi del rumore del mare. In seconda istanza, concentrarsi sull'obiettivo personale. Preme precisare che la mare-terapia non risolve i problemi, ma aiuta a configurarli entro una certa ottica e a metabolizzarli ponendone le basi per la risoluzione. Una volta individuato l'obiettivo, focalizzare le possibili azioni che potrebbero aiutare l'individuo a superare la fase di stasi. Quindi lasciarsi andare ai propri pensieri anche divagando. Non sempre concentrarsi sempre e solo sul problema aiuta a risolverlo. Spesso è utile anche far riaffiorare ricordi e sensazioni apparentemente distaccate, ma certamente collegate (anche inconsciamente) all'argomento principale. Tornare sempre sull'obiettivo. Prima della fine della mare-terapia bisogna comunque chiudere il ciclo dei pensieri e trarre una conclusione. Lasciare il problema in sospeso significa star peggio quando si torna alla routine. Significa appiccare il fuoco e andar via. Il pensiero va avviato, analizzato, collegato con qualunque altro pensiero e comunque chiuso. Risulta utile, di tanto in tanto, fermare i propri pensieri ed ascoltare il rumore del mare rendendosi conto, magari, di quanto sia simile a ciò che si ha dentro.
QUANDO TERMINARE: nel momento in cui ci si accorge di essere realmente più sereni e ci si rende conto di aver preso consapevolezza di sè e della questione oggetto della mare-terapia. Se è possibile, risulta utile lasciare il cellulare spento ancora per qualche minuto dopo la fine della mare-terapia.
Questa breve guida pratica sulla mare-terapia non vuol essere un diktat su come eseguire questa pratica, ma è certamente frutto dell'esperienza personale e può aiutare chi vuole avviarsi ad essa. Sono ben accetti consigli e varianti frutto delle esperienze personali altrui.